Fiducia e speranza sono potenti psicofarmaci, ma di non facile reperimento
(Liomax D'arrigo)
(Liomax D'arrigo)
Per alcune persone può essere difficile concentrarsi sulla propria crescita personale quando si lotta con i sintomi di forte ansia, attacchi di panico, agorafobia, depressione reattiva, disturbo bipolare o altre condizioni legate alla salute mentale.
In questi casi, gli psicofarmaci aiutano e possono supportare e coadiuvare il percorso psicoterapico, permettendo alla persona di ottenere maggiori e migliori effetti terapeutici. Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia dei farmaci contestualmente alla psicoterapia. Per esempio, la terapia cognitivo comportamentale combinata con farmaci mirati, tende a portare a un miglioramento significativo dei sintomi del disturbo da attacchi di panico e di altri disturbi d’ansia. Ci sono psichiatri che, a seconda del disturbo che devono trattare, non usano psicofarmaci ma, in linea generale, non sembrano esserci nella comunità scientifica psichiatri che si dicono “contro” gli psicofarmaci che, in un trattamento a breve termine, risultano avere la stessa efficacia di una terapia psicologica. Naturalmente, un risultato auspicabile di una psicoterapia (un trattamento che in alcuni problemi di salute mentale ha un’efficacia a lungo termine superiore al farmaco) è la riduzione o l'eliminazione della necessità di farmaci psicotropi o di altro tipo. Fonte: https://www.unobravo.com/post/psicoterapia-e-psicofarmaci-quando-sono-necessari Quanti tipi di psicofarmaci esistono?
Gli psicofarmaci più usati nel trattamento dei disturbi mentali agiscono sulla regolazione dei neurotrasmettitori del Sistema Nervoso Centrale (come dopamina e serotonina). Alcuni farmaci utilizzati in psichiatria hanno indicazioni terapeutiche più ampie, ma possiamo suddividerli in 4 macro categorie: - antipsicotici: come suggerisce il nome, questi farmaci hanno come indicazione per lo più le condizioni psicotiche (come la schizofrenia, un grave disturbo caratterizzato da deliri e allucinazioni), ma, per alcuni, c’è anche indicazione per la stabilizzazione del tono dell’umore; - ansiolitici: sono farmaci indicati in prima battuta per i disturbi d’ansia ma anche, per esempio, per contrastare gli effetti dell’astinenza provocati dalla dipendenza da alcol o altre sostanze d’abuso. Tra gli ansiolitici più “famosi” ci sono le cosiddette benzodiazepine; - antidepressivi: sono psicofarmaci utilizzati soprattutto nel trattamento dei disturbi dell’umore, come la depressione maggiore o la depressione reattiva. L’antidepressivo ha però un utilizzo molto ampio e, per questo, può essere utilizzato anche nel trattamento di disturbi alimentari, del disturbo ossessivo compulsivo o del disturbo da stress post traumatico; - stabilizzatori del tono dell’umore: sono psicofarmaci utilizzati soprattutto nel trattamento dei disturbi dell’umore caratterizzati da oscillazioni timiche importanti, come la ciclotimia e il disturbo bipolare. |
La paura di dover assumere psicofarmaci, per via dei possibili effetti collaterali, può essere uno dei motivi che inibisce le persone nell’iniziare un percorso di psicoterapia. Ma andare dallo psicologo non significa che automaticamente avremo bisogno di assumere psicofarmaci, seppure in alcuni casi questi possono essere necessari.
È vero che gli psicofarmaci fanno male? Danneggiano il cervello? Gli psicofarmaci possono provocare alcuni effetti collaterali a breve e lungo termine, per questo devono essere assunti esclusivamente sotto controllo medico. A pensarci bene, tutti i farmaci in generale (anche la più comune tachipirina) presentano effetti collaterali. Se si soffre di disturbi che si ritengono invalidanti, il lavoro dello psichiatra, insieme a quello dello psicologo, è necessario. Il compito dei medici e dei professionisti della salute mentale è proprio quello di tutelare il benessere del paziente, ponderando attentamente i pro e i contro dell’assunzione dei farmaci. Il Rapporto OsMed pubblicato dall’Agenzia Italiana del Farmaco ha indagato l’uso degli psicofarmaci in Italia, riportando una statistica su quanti italiani assumono psicofarmaci:
“Nel 2021 il consumo di antidepressivi rappresenta il 3,4% del consumo totale di farmaci in Italia (tra gli antidepressivi gli SSRI costituiscono il 70 % del consumo). [...] Circa il 7% della popolazione italiana, nel 2021, ha utilizzato antidepressivi, con un aumento di uso nel sesso femminile e all’aumentare dell’età. La durata media di trattamento è 8 mesi, anche se un’elevata percentuale di soggetti rimane in trattamento per meno di 6 mesi ed il 12,2% riceve una sola prescrizione.” |