Là dove incontriamo gli altri
Cosa ci fa stare bene nella Zona Pubblica? |
Nella Zona Pubblica piaci a te stesso quando agisci, quando ti presenti in modo amichevole e dinamico.
Sei nella Zona Pubblica quando guidi in tangenziale, quando cammini per la strada, quando sei in autobus, quando vai a fare la spesa, quando ascolti un concerto, partecipi a una conferenza. Se reagisci a ciò che succede in modo personale o se, quando qualcuno ti taglia la strada, gli urli dietro e ti metti a inseguirlo, vuol dire che fai confusione tra le zone. Se ti aspetti che allo stadio, o al bar tutti si conformino al tuo modo di fare, vuol dire che fai confusione tra le zone. Nella zona pubblica non hai controllo sugli eventi: hai controllo su te stesso in quegli eventi. La maggior parte delle persone non sa come trarre il massimo dalla Zona Pubblica e in questo modo si perde un buon 25% della sua vita. |
Cosa ci fa stare male
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“Psicopatologia della vita quotidiana” è un'opera di Sigmund Freud la cui prima edizione originaria risale al 1901. Un libro che si contraddistingue per la grande varietà di esempi pratici riportati sia da Freud che da altri suoi colleghi durante lo svolgimento della loro attività clinica. L'opera analizza e descrive gli atti mancati e le cosiddette azioni sintomatiche e casuali, raffrontandoli con i sintomi e le manifestazioni tipiche dei soggetti affetti da nevrosi. Disfunzioni della memoria come la dimenticanza di nomi, di frasi, di parole straniere, e la formazione di "falsi ricordi"; i lapsus (verbali, di lettura, di scrittura); la dimenticanza di impressioni e di propositi, le sbadataggini e gli errori, rappresentano tutta una serie di accadimenti quotidiani in cui una persona "normale" incorre di sovente in modo non intenzionale e senza prestarvi particolare attenzione. Freud osservò che questi "inconvenienti", ritenuti perlopiù frutto di casualità o disattenzione, hanno origine dalle medesime "forze psichiche" che sono alla base dello sviluppo delle nevrosi: pensieri o propositi rimossi nel subconscio cercano di imporsi contro la coscienza, riuscendo a esprimersi completamente o almeno in parte proprio attraverso la "perturbazione" che provoca l'atto mancato o l'azione sintomatica in questione. Si pensi ad esempio all'incitamento "vi invito a 'ruttare' alla salute del nostro capo" (cioè confondendo anstoßen con aufstoßen) esclamato durante un brindisi, all'inavvertita rottura o dimenticanza di un oggetto, oppure al cambio di programma durante un viaggio a causa della coincidenza del treno persa. Sarà più facile accorgersi e riconoscere il proprio errore commesso quanto meno inammissibile per la coscienza è il contenuto rimosso. I processi mentali sono quindi gli stessi sia che si tratti di persone sane che di soggetti nevrotici, la differenza sta nel fatto che nei nevrotici questi sintomi pregiudicano la loro vita sociale e professionale, mentre nei soggetti sani hanno solo una influenza nelle prestazioni psichiche meno importanti. Freud dedica l'ultimo capitolo dell'opera alla credenza nel caso e alla superstizione, affermando che alla loro base vi è un meccanismo di proiezione indirizzata verso un dato accadimento nel mondo esterno. L'autore esprime un'analogia tra il comportamento superstizioso e quello paranoico. |
Quali strumenti
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Le persone sicure di sé hanno un notevole vantaggio.
Corrono rischi calcolati che arricchiscono la loro vita e non sembrano mai lasciarsi sopraffare dalle circostanze. In buona parte, la sicurezza di sé è il risultato del soddisfacimento dei bisogni emotivi nella zona pubblica. E' possibile aumentare enormemente la sicurezza in se stessi imparando a identificare i propri bisogni nella Zona Pubblica. Probabilmente pensi che, siccome sei timido, hai qualcosa che non va. Non è vero. Stai solo guardando nella direzione sbagliata, cioè dentro di te. La Zona Pubblica è all'esterno, piena di gente che non conosci, non è dentro di te. Nella Zona Pubblica non occorre che tu pensi a te stesso: devi solo interagire con tutti quegli estranei che stanno là fuori. Il paradosso del cambiamento è che se vuoi avere successo, devi fare le cose che non ti riescono bene, devi fare le cose che ti spaventano. Questo non significa gettarsi da una scogliera senza conoscere il fondale. Significa che devi fermarti, pensare, riflettere sul da farsi, suddividere la cosa in passi più semplici e fattibili (anche un elefante lo si può mangiare, un pezzettino piccolo alla volta...) e poi cominciare ad agire. Ad Alberto ci vollero quattro mesi prima che che iniziasse a sentirsi a proprio agio nella Zona Pubblica, ma durante questo processo acquistò qualcosa che prima non conosceva: la fiducia in se stesso. |
I casi clinici citati nelle pagine di questo sito sono rielaborazioni in forma non riconducibile ad alcuna identità specifica di pazienti seguiti in terapia
e citazioni dal testo di R. Corriere e P. Mc Grady : "Sincronizzare la personalità. Autoconsapevolezza e crescita interiore", Edizioni Erickson, Trento
e citazioni dal testo di R. Corriere e P. Mc Grady : "Sincronizzare la personalità. Autoconsapevolezza e crescita interiore", Edizioni Erickson, Trento