La depressione è il voto di castità dei nostri sensi
(Umar Timol)
(Umar Timol)
E' tristezza, demoralizzazione, malinconia o depressione?La depressione è una sensazione di tristezza e/o una riduzione dell’interesse o del piacere per le attività; diviene un disturbo quando è sufficientemente intensa da interferire col funzionamento di una persona. Può essere dovuta a una perdita o a un altro evento drammatico ma è una reazione eccessiva rispetto all’evento scatenante, che dura più tempo del normale.
Dopo l’ ansia, la depressione è il disturbo mentale più comune. Circa il 30% delle persone che ricorre al medico di base presenta sintomi di depressione, ma meno del 10% di esse ha una depressione grave. Un episodio di depressione dura solitamente per circa 6 mesi, se non trattato, ma talvolta persiste per 2 o più anni. Gli episodi tendono a ripresentarsi più volte durante la vita. In generale, sentirsi depressi significa vedere il mondo attraverso degli occhiali con le lenti scure: tutto sembra più opaco e difficile da affrontare, anche alzarsi dal letto al mattino o fare una doccia. Molte persone depresse hanno la sensazione che gli altri non possano comprendere il proprio stato d’animo e che siano inutilmente ottimisti. Quali sono le cause della depressione?La causa esatta della depressione non è chiara, ma una serie di fattori può favorire l’insorgenza della depressione. I fattori di rischio includono:
- predisposizione familiare (ereditarietà) - eventi emotivamente stressanti, soprattutto se implicano una perdita - essere donna (sesso femminile), che implica la possibilità di variazioni nei livelli ormonali - alcuni disturbi fisici - effetti collaterali di alcuni farmaci La depressione non è sintomo di debolezza caratteriale e potrebbe non riflettere un disturbo della personalità, un trauma infantile o un rapporto difficile con i genitori. Status sociale, razza e cultura non sembrano influire sulla possibilità di soffrire di depressione nell’arco della vita, I fattori genetici contribuiscono alla depressione in circa la metà delle persone che ne sono affette. Ad esempio, la depressione è più comune tra parenti di primo grado (in particolare, in caso di gemelli identici) di soggetti con depressione. I fattori genetici sono in grado di influire sul funzionamento delle sostanze che intervengono nella comunicazione tra le cellule nervose (neurotrasmettitori). I neurotrasmettitori che potrebbero essere coinvolti nella depressione sono la serotonina, la dopamina e la norepinefrina. Le donne hanno più probabilità di soffrire di depressione rispetto agli uomini, sebbene le ragioni di ciò non siano del tutto chiare. Tra i fattori fisici, gli ormoni sono i più coinvolti. Le variazioni dei livelli ormonali possono indurre alterazioni dell’umore poco prima delle mestruazioni (sindrome premestruale), nel corso della gravidanza e dopo il parto. Nelle prime quattro settimane dopo il parto o durante la gravidanza alcune donne accusano depressione (malinconia da parto o, se la depressione è più grave, depressione post-partum). Un altro fattore, abbastanza comune tra le donne, è dato da alterazioni nella funzionalità tiroidea. Molti soggetti riferiscono di sentirsi più tristi nel tardo autunno e in inverno, attribuendo questa tendenza alle giornate più corte e alle temperature più fredde. Tuttavia, in alcune persone tale tristezza è abbastanza grave da essere considerata un tipo di depressione (disturbo affettivo stagionale). Eventi che generano sofferenza emotiva, come la perdita di una persona cara, talvolta fanno scattare la depressione, ma di solito solo nelle persone che vi sono predisposte, come coloro che hanno famigliari che soffrono di depressione. La depressione può comunque insorgere o peggiorare indipendentemente da eventi particolarmente stressanti. |
In Italia su 100 persone affette da depressione solo il 17 % riceve una cura adeguata, 5 punti in meno rispetto alla media riscontrata negli altri Paesi ad alto reddito. Una differenza dovuta in buona parte alla maggiore percentuale di persone che, pur affette da uno stato clinicamente evidente, non percepiscono la depressione come una patologia. I dati indicano dunque da un lato una ancora ridotta conoscenza di cosa sia la depressione, dall’altro l’ancora inadeguato ricorso a cure realmente efficaci.
Fonte: OMS (Thornichroft et al., Brit. J. Psych., 2017) Sono una romantica, una che si commuove guardando un film d’amore e che ha sempre creduto che esistesse per tutti l’altra metà della mela ossia la persona giusta venuta al mondo solo per te e che il destino ti farà comunque incontrare. Scrivo poesie, ho un carattere dolce, sono molto femminile e non sopporto il femminismo.
Sono una romantica o forse lo ero perché a 42 anni ho avuto una di quelle delusioni che anche una donna ottimista e innamorata dell’amore come me fanno vacillare. Dopo dodici anni di convivenza e 15 di fidanzamento il mio uomo mi ha lasciata. Non ho parole per descrivere il dolore che mi sta torturando e all’inizio pensavo quasi d’impazzire. Ma come è possibile, mi sono chiesta, cosa ho sbagliato? Lui dice che in realtà non ho sbagliato niente ma che il nostro rapporto era stanco, che non se la sentiva di continuare perché a 40 anni non ci dobbiamo accontentare. Io però non mi accontentavo, anzi, ero al settimo cielo perché quest’uomo mi sembrava appunto la metà della mela, trovata dopo un’adolescenza difficile e malinconica e anni di solitudine. Forse avrei dovuto capire che qualcosa non andava perché lui nonostante ormai avessimo l’età per farlo continuava a rimandare la decisione di fare figli e anche di sposarsi. Stiamo bene così io e te, diceva, e un figlio avevo paura che non essendo voluto pienamente anche da lui potesse rovinare tutto. Invece si è rovinato tutto lo stesso e ora io piango davanti al film triste della mia vita. A 42 anni il mio romanticismo barcolla: troverò un’altra metà della mela? farò in tempo ad avere un bambino? fonte http://iltirreno.gelocal.it/livorno Dalla depressione si guarisce?Il trattamento combinato di psicoterapia e farmaci è quello preferito per la depressione, con la possibilità di associarli fin dall’inizio o in momenti diversi lungo il corso del trattamento.
Per forme depressive di livello lieve/moderato, la psicoterapia potrebbe essere il trattamento di scelta. Tuttavia, per le persone con depressione più grave, la combinazione di farmaci e terapia rappresenta l’approccio più efficace. Quali fattori considerare per la scelta? Quando stai cercando di decidere se la scelta giusta per te è la psicoterapia o il trattamento con i farmaci (o magari le due opzioni combinate) considera quanto segue: - quanto è grave la tua condizione; - se in passato hai già dovuto ricorrere all’una o all’altra forma di cura e quindi con quale hai già avuto buoni risultati o con quale invece no; - quale tipo di trattamento è il più accessibile nella zona dove risiedi; - quale è più conveniente per te ora e quale lo sarà in una prospettiva di medio/lungo termine; - se i tuoi sintomi sono correlati a esperienze o traumi passati (o recenti) che devi elaborare insieme al terapeuta per cercare di risolverli; La letteratura scientifica ha dimostrato che gli interventi Mindfulness-Based Cognitive Therapy (MBCT) aiutano a identificare e riconoscere i modelli di pensiero negativo ed insegnano a scollegarsi da essi. La mindfulness, inoltre, favorisce un pensiero aperto e non giudicante nei confronti di pensieri ed emozioni di ogni tipo, e quindi anche verso quelli negativi. Questo protocollo consente al soggetto di acquisire gli strumenti e le abilità necessari per gestire e prevenire un’eventuale ricaduta. Mindfulness è una pratica meditativa che porta a uno stato mentale caratterizzato da consapevolezza e attenzione focalizzata priva di giudizio sul momento presente, sulle sensazioni, sugli stati del corpo, i pensieri, le emozioni, l’ambiente favorendo uno stato di apertura mentale, curiosità e accettazione di sé. Consapevolezza è un’antica pratica buddista e semplicemente un metodo pratico per rimanere in contatto con la pienezza del proprio essere grazie all’attenzione focalizzata e profonda. La mindfulness non è in contrasto con alcuna tradizione né religione, tanto che rapidamente si è diffusa in tutto il mondo, anche in Italia, facendosi sempre più spazio tra gli approcci terapeutici e comportamentali per la gestione dello stress e ansia, dolore cronico, stress psicofisico e anche per migliorare la qualità della vita. “Quando la tua mente non è annebbiata dai pensieri inutili, questa è la migliore stagione della tua vita” Mindfulness è il contrario del "pilota automatico": hai presente quando fai una cosa, ma non ti accorgi neppure di averla fatta? Ti sarà capitato di andare al supermercato e, nonostante la lista della spesa preparata a casa, di trovarti alla cassa con sempre le stesse cose nel carrello e di quello che ti ha spinto al “super” non c’è ombra. Oppure di entrare in una stanza, senza ricordare il motivo per cui ci sei andato. Oppure di essere in auto lungo una strada nota (quella che percorri tutti i giorni per andare in ufficio) e ti trovi a destinazione senza sapere come e forse non sai neppure dire cosa è successo nel mentre. Ecco, questo è lo stato di mindless, o mente vagante. Quando si attiva il “pilota automatico” e agisci, fai delle azioni ma la tua testa è altrove, proiettata nel futuro o ancorata nel rimuginio del passato. È lo stato in cui il tempo passa, sfuggendoti di mano e soprattutto lasciandoti insoddisfatto e soprattutto infelice. Il pilota automatico non si attiva solo con le azioni, ma anche con le emozioni, le reazioni. Hai presente quando reagisci ad alcuni eventi, parole o situazioni, ma non era tua intenzione o non era esattamente quello che volevi fare? C’è un modo per porre rimedio a tutto questo sfuggirci di mano: è allenare la mente a rimanere focalizzata e presente con la mindfulness. La letteratura scientifica sull’efficacia di questa pratica nel trattamento di alcuni disturbi dell’umore è ricca. MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) e MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) sono i due principali programmi intensivi basati sulla mindfulness che hanno dimostrato di ridurre ansia e depressione e altri sintomi psichiatrici in modo più efficace rispetto a psicoterapia, supporto psicoeducativo, rilassamento e tecniche di immaginazione. I risultati osservati da un’ampia revisione della letteratura condotta dal ricercatore canadese Khoury dell’Università di Montreal, che ha incluso 209 studi clinici e oltre 12mila pazienti affetti da diversi disturbi, hanno dimostrato che il beneficio degli interventi di mindfulness è almeno paragonabile a quello ottenibile con la terapia comportamentale e la farmacoterapia. Altre ricerche hanno poi confermato gli effetti si mantengono anche nel lungo periodo, al follow-up di 3 settimane e riducono il rischio di ricaduta dei sintomi. |